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Le prime notizie dell'impiego del miele come prodotto medicinale risalgono ad oltre di 4000 anni fa. Nel papiro di Edwin Smith (1500 a.C.) viene descritta la protezione delle ulcere e delle ferite in generale con cataplasmi a base di miele e di burro (con funzione ipertonica e favorente il drenaggio delle lesioni secernenti). In questo straordinario documento medico si trovano in dettaglio più di 48 impieghi tradizionali terapeutici col miele per trattare lesioni craniche, del collo e del torace. Viene anche descritto un unguento composto da polvere di alabastro, polvere di carbonato di calcio, sali del Nord e miele, con lo scopo di proteggere la pelle dai raggi solari dannosi. I papiri di Ebers e di Hearst forniscono anche le pratiche terapeutiche effettuate con sostanze quali: grasso di ippopotamo, miele, trementina, zolfo, per affrontare la dermatite seborroica, l’alopecia areata e manifestazioni parassitarie. Anche per le odontalgie le indicazioni sono a base di miele, grasso e unguenti. Secondo un papiro tebano scritto nell’anno 1870 a.C., gli egiziani nutrivano e guarivano i loro bambini con il miele. Ippocrate, il padre della medicina occidentale, ha utilizzato il miele in molti preparati farmaceutici, e Plinio il Vecchio, all’inizio del primo millennio, lo raccomandava per l’applicazione esterna, nel trattamento delle ferite.
Ai giorni nostri le proprietà medicinali del miele sono state confermate da moltissime ricerche scientifiche: il miele naturale uccide rapidamente i batteri. Alcuni tipi di miele formano perossido di idrogeno, che uccide i batteri e può essere usato efficacemente per pulire le ferite. Anche altre varietà di miele, che non generano questa sostanza, sono in grado di arrestare la crescita dei batteri. Le ricerche di laboratorio, svolte su Staphylococcus ed Enterococcus in grado di resistere ai tradizionali antibiotici, hanno dimostrato che le proprietà antimicrobiche del miele potrebbero derivare dagli enzimi secreti dalle api che lo producono o, in alternativa, dalla sua acidità o da elementi chimici presenti nel nettare della pianta di origine. Dunque gli antichi egizi non sbagliavano a essere convinti delle proprietà terapeutiche del miele e a impiegarlo in molteplici occasioni.
Le conoscenze moderne ci confortano sulle proprietà del miele. Ricco di zuccheri semplici direttamente assimilabili (glucosio e fruttosio), il miele dispone di un potere edulcorante complessivo maggiore di quello dello zucchero, e tutto questo con un minore apporto calorico: 100 grammi di miele apportano 300 Kcal rispetto alle 400 Kcal dello zucchero secco o alle 332 Kcal di una soluzione di zucchero che contiene circa il 17% di acqua. Il valore nutritivo del miele non si limita solo a quello degli zuccheri, perché così come si potrà vedere, il miele contiene anche piccole quantità di vitamine (vitamine del gruppo B e tracce di vitamina C). La presenza della vitamina B1 in alcuni tipi di miele non è casuale, perché dalla sua presenza dipende l’utilizzo del glucosio come carburante per le cellule dell’organismo. Gli elementi minerali (calcio, ferro, potassio – più che altro nei tipi di miele denominati millefiori e nei mieli di melata), gli amminoacidi liberi e gli enzimi (che facilitano la digestione) completano la tavolozza degli elementi nutritivi dei quali il nostro organismo può beneficiare ogni volta che ingeriamo del miele. Con il suo alto valore energetico (è l’elemento energetico per eccellenza), il miele è raccomandato nei casi di anoressia, specialmente ai bambini o ai lattanti, avendo come speciale vantaggio proprio il suo gusto dolce.
Il miele possiede allo stesso tempo un valore effettivo nei casi di astenia profonda dovuta a stati di convalescenza, nei casi di esaurimento fisiologico, stanchezza fisica o intellettuale (sportivi, studenti) o per superare quella che è nota come astenia di primavera, della quale soffrono tutti gli organismi nell’uscire dall’inverno o dopo i periodi piovosi.
Per quanto riguarda i malati, il miele è indicato, da solo o in sinergia con altri prodotti terapeutici indispensabili, in astenie, anoressie, stati di debolezza o stati carenziali diversi.
Il miele è molto efficace per sopperire alle carenze nutrizionali responsabili della comparsa dei disturbi della crescita, della demineralizzazione delle ossa, o di una dentatura con problemi. Il miele ha un posto importante anche nei regimi alimentari dietetici raccomandati alle persone che soffrono di epatite, come anche nelle diete adottate in convalescenza dopo una patologia acuta (casi di influenza). Alcuni studi hanno rilevato che il miele favorisce migliori prestazioni fisiche e conferisce maggiore resistenza alla stanchezza, soprattutto in caso di sforzi ripetuti; al contempo, offre un miglior rendimento mentale. Per questo, può essere assunto sia da una persona sana che da un malato afflitto da qualunque tipo di sfinimento, più che altro in caso di problemi digestivi o di assimilazione. Una miglior crescita dei lattanti non nutriti in modo naturale, un più efficiente fissaggio del calcio nelle ossa e la guarigione dall’anemia e dall’anoressia, tutti questi effetti possono essere attribuiti ad alcuni benefici nutrizionali o ad una stimolazione che consegue al consumo del miele.
I benefici osservati a livello dell’apparato digerente stanno in un miglioramento nell’assimilazione degli alimenti e, più che altro, il miele è utile nel risolvere alcuni problemi intestinali cronici di natura infettiva, come per esempio stitichezza, ulcere duodenali e disturbi epatici. Nel 1981, Salem, Hafejee e Moosa (1985) hanno riportato un pieno successo nei trattamenti dei disturbi gastrointestinali. Il miele è un prodotto relativamente acido (il suo pH varia da 3,9 a 4,5 rispetto a 2,5 che ha una bevanda come la Coca-Cola) e si potrebbe credere, almeno in teoria, che anch’esso possegga una capacità cariogena. Comunque, i test fatti in vitro hanno dimostrato che in un intervallo da 30 fino a 180 minuti, il miele è completamente inoffensivo per lo smalto dentale. Questo effetto potrebbe essere attribuito alla presenza nel miele di alcuni composti essenziali per la mineralizzazione del dente (motivo per cui il miele giova anche alla resistenza del dente rispetto all’erosione): il calcio, il fosforo ed il fluoro, oltre ad un enzima specifico, l'Inibina, che rallenta la proliferazione dello Streptococcus mutans, che genera la carie. L’influenza del miele sulla salute dei denti si verifica anche se il paziente ha un flusso salivare insufficiente. In questo caso, il fosforo – presente sotto forma organica – è il principale agente responsabile della resistenza dei denti rispetto all’erosione. Tale effetto è il risultato della sua capacità di ridurre il grado di solubilizzazione dei minerali della struttura dentaria e, perciò, di liberazione del calcio dallo smalto dentale. Perciò, come già detto, come prima misura generale si raccomanda la sostituzione dello zucchero e dei prodotti a base di zucchero col miele d’api, allo scopo di prevenire la comparsa dei processi di fermentazione in presenza di Streptococcus mutans, processi in seguito ai quali si ha la demineralizzazione dello smalto dentale. A livello intestinale, il miele manifesta una leggera azione lassativa determinata dalla presenza nella sua composizione di una quantità importante di fruttosio. Infatti, questo monosaccaride manifesta una forte pressione osmotica che attrae l’acqua a livello intestinale, facilitando in tal modo l’evacuazione delle materie fecali. I documenti medici dell’Antichità certificano le virtù terapeutiche del miele in oftalmologia. Persino Aristotele raccomandava il miele di colore chiaro per calmare le infiammazioni oculari. In India il miele è considerato una vera panacea per il trattamento degli occhi malati. I risultati positivi sono dovuti, come potevamo aspettarci, alle proprietà antibatteriche e cicatrizzanti di questo prodotto, all’origine delle quali si trovano di nuovo i flavonoidi.
Questi risultati, come possiamo osservare dai lavori presentati in diverse manifestazioni internazionali di apiterapia, sono ottenuti nel trattamento delle congiuntiviti, delle lesioni e infiammazioni della cornea, delle blefariti – generalmente nelle affezioni del polo anteriore del globo oculare. Le distrofie retiniche e i sintomi oftalmologici di origine endocrina possono, allo stesso modo, beneficiare degli effetti del miele. Le applicazioni tramite instillazione oculare di collirio al miele hanno come risultato l’attenuazione dell’effetto di secchezza degli occhi, della lacrimazione, della sensazione di sabbia sotto le palpebre, della fotofobia e dell’edema alle palpebre. Tra tutte le specializzazioni mediche, l’otorinolaringologia (ORL) è forse quella che trae i maggiori benefici dall’apiterapia e dai suoi prodotti.
La reputazione del miele non lascia adito ad alcuna discussione, perché è il rimedio tradizionale che ci veniva offerto dalle nonne per calmarci la tosse, la laringite, la faringite e i mal di gola. La sua azione anti-tosse, fluidificante ed espettorante, è legata alla presenza di alcune sostanze volatili nella sua composizione, ma anche alle sue proprietà antibatteriche. Tali proprietà sono quelle che consentono l’inibizione della crescita dell’agente responsabile della produzione della difterite, Corynebacterium diphteriae. Alcune tipologie di miele (e tra questi il miele di lavanda, il miele di timo ed il miele di conifere), ma anche il miscuglio di miele con Propolis, sono di reale aiuto nel recupero della voce compromessa da laringite o faringite. È bene ricordare il miele nel favo, un eccellente coadiuvante nel trattamento delle riniti, delle sinusiti e delle corize spasmodiche (febbre del fieno). La sua azione di attenuazione del dolore si dimostra assai preziosa in caso di applicazione locale su un’afta. In questi casi si può raccomandare un miscuglio di miele di timo con Propolis o tintura di Propolis.Nelle affezioni che toccano l’apparato renale, il miele riveste un ruolo molto importante. Come tale, esso è indicato ogni volta che si richiede una stimolazione della diuresi (il miele millefiori ed il miele di melata che hanno un ricco contenuto in elementi minerali). Nel regime dietetico dell’insufficienza renale cronica, il miele contribuisce all’aumento della razione di glucidi nei malati che soffrono di inappetenza, fornendo loro nello stesso tempo, in un piccolo volume, un importante apporto calorico. Osservazioni effettuate su alcune centinaia di bambini in età inferiore ai 4 mesi, dimostrano che il miele, aggiunto nella loro alimentazione al posto dello zucchero, favorisce la crescita corporale dei bebé. Questo effetto è determinato dalla presenza di alcuni oligoelementi che migliorano l’assorbimento e probabilmente il trasporto degli elementi minerali, specialmente del calcio e del magnesio. La candidosi prodotta da Monilia albicans (più frequentemente chiamata Candida albicans), ovvero la moniliasi (mughetto), è una malattia che si incontra spesso nei neonati. Il germe patogeno si sviluppa, spesso, durante gli episodi di diarrea trattata tramite somministrazione di antibiotici a largo spettro. Spesso la presenza del germe patogeno è discreta e non provoca infezioni, perchè il suo sviluppo è fermato dai batteri della flora intestinale normale. Una volta che questi vengono distrutti dalla somministrazione di antibiotici, la Monilia si sviluppa rapidamente, potendo invadere la cavità orale, dove si formano delle colonie sulle mucose della gola, della lingua o del palato. I neonati sono agitati e piangono facilmente. Il ciuccio è accettato con difficoltà e il neonato soffre di insonnia e sovreccitazione. La malattia procede lentamente e diventa a volte resistente alle terapie classiche. La somministrazione locale di un colluttorio a base di miele e Propolis sul ciuccio guarisce rapidamente (in 3-5 giorni) le regioni affette della cavità orale. Il pianto smette, il nervosismo si attenua ed il bambino torna a dormire normalmente, ritrovando anche il suo appetito. I medici di famiglia ed i pediatri si trovano ad affrontare oggigiorno un’accresciuta incidenza delle malattie respiratorie, sia delle vie superiori (faringiti, laringiti, sinusiti, riniti), sia quelle che interessano l’apparato broncopolmonare (bronchiti, tracheiti e pneumoniti). In tanti casi, queste affezioni diventano croniche e possono perturbare lo sviluppo staturo-ponderale del bambino, più che altro in caso di recidive frequenti, quando l’arsenale terapeutico classico ricorre alla somministrazione di antibiotici. In queste situazioni, l’apiterapia presenta numerose soluzioni che possono produrre miglioramenti o anche guarigione. Il miele d’api, con la sua azione emolliente, espettorante ed antibatterica, somministrato in gargarismi o in forma di sciroppo, offre risultati eccellenti. I più antichi riferimenti all’uso del miele d’api nell’alimentazione del poppante datano all’anno 900 a.C., e si trovano nelle iscrizioni greche e nei dati provenienti dalle tribù germaniche. La forma di somministrazione del miele consta in un miscuglio con latte o burro fuso. Sempre in quest’epoca, un’abitudine nota era quella di mettere qualche goccia di miele nella bocca del neonato, ancor prima di attaccarlo al seno della madre.
Oggi, la letteratura pediatrica offre dati riguardanti l’utilizzo del miele d’api nel trattamento delle distrofie (anomalie dello sviluppo) grazie alle sue proprietà immunostimolatorie ed energetiche; anche le dispepsie (digestione difficile e dolorosa) beneficiano della somministrazione del miele. Introdotto nell’alimentazione del poppante, il miele porta ad una crescita sensibile del peso corporeo di quest’ultimo, con un importante apporto calorico (zuccheri direttamente assimilabili) concentrato in un piccolo volume. Nei prematuri, questo effetto viene praticamente raddoppiato, andando la somministrazione del miele a contribuire in modo attivo alla crescita del neonato. Lo sviluppo staturo-ponderale più rapido del prematuro anche in questo caso può essere attribuito all’apporto dovuto al miele di calcio e magnesio, elementi che sono direttamente implicati nel processo di crescita. Al contempo non è da trascurare neanche l’azione di stimolazione dell’appetito che il miele presenta.Il miele ha un’influenza favorevole anche per quanto riguarda lo sviluppo di una flora intestinale sana, fenomeno che viene assicurato dalla presenza del lattulosio, isomero del glucosio, considerato essere un elemento bifidogeno (agente che favorisce la crescita dei batteri di tipo Bifidus, estremamente importanti per assicurare l’immunità digestiva e generale). Siccome stiamo trattando dell’azione del miele a livello dell’apparato digerente, dobbiamo citarne gli effetti batteriostatici o battericidi in funzione delle specie batteriche interessate. Tra questi si enumerano alcuni germi del gruppo dei colibacilli e delle salmonelle.
Il miele è ricco di composti con azione antiossidante, di enzimi, sostanze aromatiche ed oli essenziali che contribuiscono in modo sinergico al buon andamento del metabolismo del neonato. Dal punto di vista terapeutico il consumo di miele è raccomandato nei casi di vomito, infezioni, stitichezza (per il fattore bifidogeno e la sua blanda azione lassativa) e in caso di anoressia (per l’aroma gradevole e l’influenza sull’appetito, come anche grazie alla presenza delle vitamine del gruppo B). Avendo un pH acido, il miele facilita la digestione delle proteine e dei grassi e determina la precipitazione della caseina del latte in petali fini, un elemento molto importante per l’accettazione del latte da parte del poppante. Infatti il latte, meglio trasformato a livello dello stomaco, viene evacuato più rapidamente e non provoca dispepsia. Allo stesso tempo, il miele non fermenta nell’intestino, dove viene facilmente assimilato, riducendo il rischio di flatulenze e gonfiori intestinali.
Nelle Infezioni batteriche e micotiche – piaghe, ustioni, escare, ulcerazioni, l’applicazione giornaliera e regolare del miele delle api è estremamente efficace – essendo la durata del trattamento di appena qualche giorno – nelle piaghe infettate. Questo tipo di applicazione non è dolorosa, ed il miele non è irritante. Il suo utilizzo è raccomandato e giustificato per il trattamento delle ulcere varicose (complicazioni delle varici), delle ustioni, dei geloni, delle ragadi, come anche del prurito anale. Le ustioni di ogni grado (partendo da quelle solari fino a quelle che intaccano il tessuto dermico) rappresentano un capitolo completamente a sé stante, in cui diverse tipologie di miele – millefiori di montagna, di lavanda, di castagno o di timo – possono offrire risultati spettacolari, tanto rapida ed uniforme è la guarigione, a confronto con quella ottenuta con prodotti cicatrizzanti classici. Questo tipo di studi comparativi sono stati realizzati soprattutto dal prof. Bernard Descottes, dell’Ospedale Universitario di Limoges (Francia).

Bibliografia


Preparati in commercio a base di polline e propolis

 

 

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