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ALLERGIE AL POLLINE
Il polline – principale agente incriminato per la comparsa delle
allergie respiratorie!
Il polline raccolto dalle api – rimedio
eccellente nel trattamento delle allergie!
In modo paradossale, il polline raccolto dalle api è riconosciuto
come desensibilizzatore nel caso delle allergie stagionali,
manifestate sotto forma di riniti allergiche.
Qual è la spiegazione di questo meccanismo? Nel caso di una reazione
allergica, i canali del calcio situati nelle membrane di alcune
cellule specializzate chiamate mastociti, si aprono in presenza
dell’allergene. Questa apertura permette l’accesso all’interno delle
cellule del calcio, fatto che ha come risultato la degranulazione
dei mastociti, fenomeno accompagnato dalla liberazione di istamina,
un forte mediatore della reazione allergica.
Si può citare l’ipotesi grazie alla quale nel corso della
desensibilizzazione i canali del calcio rimangono chiusi sotto
l’effetto dei flavonoidi del polline. In seguito i mastociti non
liberano più istamina, bloccando in tal modo i sintomi della
reazione allergica. Le allergie possono essere eliminate anche
grazie all’azione complementare del calcio, dell’acido aspartico e
della vitamina C, presenti nel polline e nel pane delle api.
Sempre paradossalmente, anche la Propolis, incriminato a sua volta
come potenziale allergene, può rappresentare un mezzo efficace per
combattere le allergie, sulla base dello stesso meccanismo di azione
dei flavonoidi.
Le persone con allergie note al polline che desiderano utilizzare i
prodotti apicoli per fare delle desensibilizzazioni con quella che è
conosciuta col nome di “immunoterapia specifica delle malattie
allergiche” non devono cominciare con questo tipo di trattamento, se
non sotto stretta sorveglianza di personale specializzato. Ciò
perché gli studi riguardanti questo tipo di trattamento possono
offrire risultati molto buoni in alcuni casi, mentre in altri i
risultati tardano a comparire.
Per “immunoterapia specifica” si intende una speciale forma di
trattamento dell’allergia, che consiste nel graduale aumento delle
dosi di allergene, somministrandolo per via sottocutanea o orale,
con lo scopo di riprogrammare l’immunità specifica (dall’allergia
alla tolleranza). Il principale errore che si fa in questi casi è la
scelta non corretta dei pazienti.
L’efficacia dell’immunoterapia specifica è ben documentata per
l’allergia al veleno d’api e di vespe, per la pollinosi e, sempre di
più, per l’asma bronchiale allergico.
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Riportiamo il testo tratto dal
sito della
Schering Plough (che ringraziamo) in quanto esaustivo e chiaro
circa i principi della reazione allergica
Le allergie sono la risposta
dell'organismo all'esposizione a particolari sostanze, conosciute
come allergeni.
Il corpo umano possiede un sistema complesso per eliminare piccoli
corpi estranei quali batteri o virus. Quando uno di questi agenti
patogeni penentra nell'organismo, il sistema immunitario inizia a
produrre anticorpi per contrastarlo.
La maggior parte delle persone può respirare o entrare in contatto
con polline, polveri o forfora di animali domestici senza nessuna
conseguenza apprezzabile. Alcuni individui sono però allergici ad
alcune di queste sostanze e possono quindi andare incontro a
conseguenze anche gravi.
Nel loro corpo, dopo il primo contatto, ha inizio una complessa
reazione a catena nel tentativo di espellere le sostanze estranee
(considerate erroneamente pericolose dall'organismo), con secrezioni
nasali, lacrimazione abbondante, occhi arrossati, tosse e starnuti.
L'organismo di queste persone, infatti, riconosce gli allergeni come
una potenziale minaccia e, in risposta, comincia a produrre quegli
anticorpi normalmente preposti a contrastare agenti patogeni, quali
virus e batteri; gli anticorpi prodotti aderiscono poi alla
superficie di mastociti e basofili.
La prima volta che un individuo entra in contatto con un allergene
(per esempio un polline) solitamente non si manifesta alcun sintomo.
Un secondo contatto con l'allergene scatena invece una reazione,
poiché a questo punto il sistema immunitario "ha memoria" della
sostanza estranea; gli anticorpi, di conseguenza, segnalano ai
mastociti di inondare l'area interessata con istamina e altre
specifiche molecole; è l'istamina, poi, che induce i tessuti con cui
entra in contatto a secernere fluidi e a irritarsi.
A ogni successiva esposizione all'allergene le reazioni allergiche
possono diventare sempre più acute. Può trascorrere anche molto
tempo, tuttavia, prima che un'allergia si manifesti con i suoi
sintomi caratteristici.
Si può essere allergici a più di un fattore, per esempio al polline
in primavera e d'estate e agli acari della polvere durante i mesi
invernali, il che spiega i flussi e riflussi dei sintomi in molte
persone. In effetti non esistono due persone che soffrono
esattamente della stessa forma di allergia.
Le fasi di una reazione allergica
ESPOSIZIONE PRIMARIA
I linfociti-T riconoscono l'allergene (il corpo estraneo) e
rilasciano delle specifiche molecole che inducono i linfociti-B a
produrre milioni di anticorpi, denominati immunoglobuline E (IgE).
Ogni volta che il corpo umano entra in contatto con un differente
allergene viene prodotto un tipo differente di IgE, specifico per
quell'allergene. Le IgE, una volta rilasciate, si attaccano ai
mastociti, i quali possono poi restare all'interno del corpo per
anni, pronti a reagire in caso di contatto con lo stesso allergene.
1) La prima volta che viene inalato un allergene, come per esempio
un polline di graminacea, nell'organismo non compare alcun sintomo.
2) Il sistema immunitario rintraccia il polline e lo identifica come
un pericoloso invasore.
3) Il sistema immunitario forma
anticorpi IgE specifici per il polline nel tentativo di sconfiggere
l'invasore.
4) Gli anticorpi IgE aderiscono
alla superficie di alcune cellule nella mucosa nasale. Queste
cellule sono i mastociti e i basofili.
5) I mastociti e i basofili
risiedono insieme agli anticorpi IgE nella mucosa nasale. Gli
anticorpi IgE sono pronti a reagire in caso di ulteriore contatto
con il polline.
ESPOSIZIONE SUCCESSIVA
In caso di ulteriore contatto con l'allergene, questo interagisce
direttamente con le IgE adese ai mastociti, stimolando i mastociti a
rilasciare rapidamente molecole del tipo dell'istamina.
Il rilascio di queste molecole può causare:
la contrazione dei muscoli lisci delle vie respiratorie;
dilatazione dei piccoli vasi sanguigni, con conseguente aumento di
temperatura della cute e sudorazione abbondante;
aumento della secrezione di muco nelle cavità nasali e nelle vie
respiratorie;
prurito.
1) Successivo contatto con l'allergene, per esempio un polline di
graminacea.
2) Gli anticorpi IgE presenti
nel naso riconoscono il polline.
3) Gli anticorpi IgE adesi alla
superficie dei mastociti e dei basofili catturano il polline e, così
facendo, innescano una serie di reazioni che porta al rilascio di
numerose molecole specifiche, inclusa l'istamina. L'istamina entra
poi in contatto con le terminazioni nervose e causa starnuti e
prurito. Entra inoltre in contatto con le ghiandole che producono
muco, causando arrossamento e rigonfiamento delle mucose del naso e,
di conseguenza, una congestione nasale.
4) Altre molecole fanno poi
partire altre reazioni a catena che fanno proseguire la reazione
allergica. Si tratta di una sorta di "effetto domino", che è
all'origine della persistenza dei sintomi dell'allergia anche quando
l'allergene non è più presente ormai da molto tempo.
IL SISTEMA IMMUNITARIO
Il sistema immunitario si basa principalmente su due tipi di globuli
bianchi: i linfociti-T e i linfociti-B. Queste cellule permettono al
sistema immunitario di difendere l'organismo da sostanze estranee
potenzialmente dannose, riconoscendole e rilasciando di conseguenza
delle specifiche molecole per contrastarle.
Una reazione allergica ha luogo quando il sistema immunitario di un
individuo riconosce una sostanza innocua (per esempio il polline) e
reagisce a essa, divenendone sensibile.
Le successive esposizioni a quella determinata sostanza, anche a
distanza di anni, possono scatenare una reazione allergica.
L'importanza dei geni
Anche se non è ancora chiaro perché alcune persone sviluppino
un'allergia e altre no, ci sono ormai evidenze scientifiche che
testimoniano dell'importanza dei geni, almeno come fattori
predisponenti alla comparsa di un'allergia. La tendenza a sviluppare
allergie, infatti, è probabilmente ereditaria: le allergie sono
spesso presenti nella storia familiare delle persone che ne sono
colpite.
Gli studi clinici e la mappatura dei geni, tuttavia, non ne hanno
ancora trovato la prova definitiva e, d'altronde, chiunque può
sviluppare un'allergia, e a qualsiasi età.
In ogni caso, alcuni fattori sembrano provare l'importanza dei geni.
È stato per esempio osservato che asma e riniti allergiche (allergie
nasali) compaiono spesso contemporaneamente: il 60-80 per cento
delle persone con un'asma allergica presenta anche un'allergia.
Inoltre, è stato osservato che:
Le infiammazioni allergiche delle vie respiratorie superiori e delle
vie respiratorie inferiori coinvolgono le medesime sostanze chimiche
e lo stesso tipo di risposta infiammatoria.
Esiste una predisposizione familiare, tra le persone con
un'allergia, all'ipersensibilità bronchiale.
Esiste un legame tra le allergie e uno specifico anticorpo
(HLA-DR7), che mostra somiglianze dal punto di vista genetico tra
diverse persone.
Bibliografia
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